odore1<< Ricordo ogni cosa..come mi sentivo, i miei vestiti, il suo profumo..>>. Si fermò a pensare mentre faceva il bucato di sabato mattina. Ricordava perfettamente quel momento in cui capì che non ci sarebbe stato nulla da fare, che la loro storia era destinata a finire inevitabilmente, perché fondamentalmente, non era mai iniziata.

Lo capì quando tornò a casa, dopo l’ultimo e inconcludente appuntamento con lui. Si legò i capelli mossi e gonfi in una coda. Nell’atto di prendere l’elastico dal polso destro sentì il profumo di lui. Con gesti ampi e veloci fermò i capelli sulla cima della testa. Si portò le mani al naso.

Aveva la tenera abitudine di poggiare le sue mani delicatamente sul collo di lui, mentre si perdevano in un bacio. Le appoggiava e poi giocava con qualche ricciolo che scendeva fino alla nuca. Le sue mani quindi sapevano di lui. Respirò quell’odore, lo fece entrare dritto in pancia e poi pensò “questa è l’ultima volta che lo vedo”. E così fu. Il presagio di quell’odore e di quel pensiero fu veritiero.

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Faceva il bucato e pensava a questo. Quante volte ci aveva provato, quante volte era andata contro se stessa, quante volte preferiva darsi le colpe piuttosto che riconoscere le sue mancanze, quante volte si era sentita inadeguata perché mai all’altezza della situazione, quante volte aveva raccolto i pezzi del suo orgoglio gettati a terra e aveva cercato di incollarli dandosi un po’ di tono, quante volte aveva finto pensando di ottenere qualcosa, quante volte aveva pensato “ora è la volta buona, sarà diverso”, quante volte aveva soffocato sentimenti, dolore e rabbia per ritrovarsi poi vuota, sviscerata come se qualcuno gli avesse estirpato ogni cosa dal quel fragile corpo.  Aveva da poco letto un libro di Gabriel Garcìa Marquez e ne aveva sottolineato con veemenza un passo: “Era inevitabile: l’odore di mandorle amare gli ricordava sempre il destino dei suoi amori contrastati”, ed era vero l’amarezza dei ricordi come quella delle mandorle le era entrata dentro.

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Tornò in camera, si legò i capelli in gesti ampi e veloci. Fece una treccia questa volta, quando doveva rasserenarsi da un pensiero negativo era solita intrecciarsi i capelli. Prese l’elastico e annodò l’ultimo mazzetto di capelli. Una fragranza la colpì improvvisamente. Un misto di vaniglia e magnolia. magnolia

Si portò le mani sul viso. Non era l’odore di lui, non era quella triste consapevolezza che un amore tormentato, squilibrato ed egoista l’avrebbe solo fatta soffrire, in ogni caso. No, quell’odore portava la dolcezza del perdono. Era il suo odore. Personale ed unico. Era la sua essenza non oscurata dalla meschinità di chi non la voleva mai abbastanza, ma piena dell’amore verso se stessa, di quel sentimento che da troppo tempo aveva abbandonato.

sun_touched___by_m0thyykuStese i panni al sole. La vaniglia e la magnolia invadevano l’etere, così come la freschezza del bucato. Si sentì viva.