Come al solito per chiunque si accinge per la prima volta a leggere la rubrica “Perle di sarcasmo”, si premette che il lettore malcapitato si troverà proiettato in una visuale del mondo estremamente reale, ma anche sviscerata da qualsiasi forma di qualunquismo e di quello che io chiamo “miele mielenso”. E’ una forma, pressoché inesistente nella lingua italiana, coniata appositamente per far riferimento a quelle prospettive così dannatamente carine, perchè altrettanto dannatamente drogate, per mezzo di una carinissima sostanza stupefacente, chiamata moralismo. gaia ricci Una parola così tanto banale che fa venire l’orticaria. Mi piace parlare di belle cose, quando queste ci sono. Ma sono ugualmente contenta quando quella che  la mia odiosa professoressa di filosofia (giuro, ero nel suo libro nero!) definisce “penna felice”  può mettere a nudo alcuni esempi tratti dal palcoscenico più attraente e ispirante che è la vita di tutti i giorni. << Ma perchè dici ancora fare l’amore? Ma non sai che è passato di moda? Ti prego non voglio sentire più quelle parole…>>. gaia ricci Allora, se questa frase fosse stata pronunciata da una pornostar con decenni di curriculum alle spalle, le do pur ragione, insomma il concetto monogamo del sesso non avrebbe alcuna ragione, se non molto ipocrita, di esistere per lei. Ma invece no; queste eleganti parole sono state pronunciate da una ventenne in erba che pensa che far l’amore sia un dannato cliché. Pe me invece il cliché è nella ragazza che vuole a tutti costi mostrarsi donna e dire, permettete l’eufemismo, delle grandi cazzate. Perse in messaggini, filtri instagram, dipendenza ossessivo compulsiva di facebook, annoverano racconti incredibili e gonfiati attraverso una lente di ingrandimento che io chiamo distorsione egocentrica. il giglioe la spina sarcasmo Per l’amor del cielo, tutti i post adolescenti vivono il delirio di onnipotenza e ci sta tutto. Ma dover per forza sembrare delle quarantenni con anni alle spalle di saggezza ed esperienze che Hemingway si sentirebbe un tantino a disagio, è del tutto forzato. Insomma, se ci si riduce così a 20 anni, poi a 40 cosa si fa? Quale sarà il percorso evolutivo? Non seguiamo la legge darwiniana e ci diamo ad una involuzione stile Benjamin Button? gaia ricci In parole povere, quella che vedremo è la generazione che va al contrario? Tipo dei gamberi che nascono adulti e muoiono giovani. Triste però ritrovarsi con rughe sul viso, un vero passato alle spalle e neanche un briciolo di credibilità per essere ancora spensierati. E pensare che, forse, se quella volta avessimo creduto davvero nel concetto, (antico?) di fare l’amore, piuttosto che nel moderno “andare a letto con qualcuno” o nella semplice “scopata”, avremmo davvero vissuto la nostra età. Le delusioni arrivano, il modo per essere duri e consapevoli anche. Ma non a vent’anni, dove l’unica cosa che davvero ci terrorizza e la paura del futuro e di non essere abbastanza forti e feroci nei confronti della vita. Ma c’è differenza fra l’essere affamati ed essere delle belve capaci solo di fare a brandelli cose. Si passa dall’essere forti all’essere stupidi. Non c’è bisogno ogni volta di dichiararsi grandi. C’è molta più poesia nella debolezza dei propri anni, dove si impatta con la vita con la leggerezza nel cuore. gaia ricci C’è tempo per essere ( o per far finta di essere )stronzi. Nel frattempo mi diverto a guardare questo folle e isterico teatrino, aspettando tra vent’anni di vedere quei dolci gamberetti camminare al contrario.