<< Avresti mai immaginato tutto questo? >>.
Posi questa domanda senza pensarci su, con la irriverente intenzione di saltare inutili convenevoli, quelli che, per colmare anni di assenza e silenzio, vengono quadruplicati da un eccessivo slancio e rispetto delle norme sociali. Lui ne rimane stupito, doccia fredda sul corpo, la pelle si accappona un attimo, ma poi riprende la sua normale temperatura.
<< Forse nei miei sogni..>>
Se io avevo posto la prima domanda che mi era balenata in testa, per il semplice motivo che era nella mia lista delle domande da porre, la sua risposta era stata dettata non dalla fretta o dall’utilità, ma dall’idiozia. Se anni prima si esprimeva così, cosa doveva esser cambiato in questo lasso di tempo? Nulla. Ma la cosa più fastidiosa era che lui rispondeva con gli occhi. Quei due oculi non erano mai limpidi e cristallini, erano acque frastagliate e turbinose. I suoi occhi erano promiscui, come una puttanella di strada che non ha ancora imparato il mestiere, ma sa atteggiarsi per farti capire le sue intenzioni.
Mi guardo intorno. Una città enorme, eppure sceglie sempre il solito bar, ordina sempre la solita birra, mi scruta da lontano con il solito sguardo indagatore. Rompe il silenzio con la solita frase.
<< Che novità porti? >>
<< Non trovi sia troppo scontata come domanda? Nel senso, sono così tanto vuote e prive di significato le parole per usare sempre le stesse? >>
<< Che hai di nuovo da raccontare? Lo sai che mi piacciono le storie..>>
Tipico, non rispondere alla mia provocazione, ma è pronto a lanciarmene un’ altra in pieno viso.
<< Allora ti racconto una storia. C’erano una volta due ragazzi, lei era molto graziosa e dava un’ immagine di se’ forte e sicura, ma come ogni giovane donna nascondeva dentro di se’ delle ferite e delle insicurezze che non voleva mostrare a nessuno. Poi c’era lui, sembrava un docile agnellino. Molto insistente, a volte impacciato, con i capelli scarmigliati e le gambe troppo lunghe. I due si incontrarono, parlarono e si guardarono a lungo, lui la inseguiva e lei cercava di correre più veloce. Il gioco, prima divertente ed eccitante, si fece sempre più estenuante e lei decise di iniziare a rallentare. Sapeva che prima o poi sarebbe stata catturata e la cosa non le dispiaceva affatto. Il problema era che si era sbagliata, pensava di avere a che fare con un agnello, eppure era una vipera quella che aveva di fronte. Eh si sa che i rettili non hanno paura del tempo, attendono e sanno quando sferrare l’attacco.>>
<< Interessante..come va a finire?>>
<< Lei viene più volte morsa dal letale rettile, il veleno comincia a scorrergli in corpo e a ingrigirle il volto e incenerirle i capelli, ad oscurargli il sorriso e annebbiargli la vista. Più la vittima era debole, più il serpente amava abbandonarla sulla strada e tornare non appena avesse segni di ripresa per infilzare il suo dente acuminato sulla candida carne. Lei cominciò a cambiare strada, a fuggire veloce, a chiedere aiuto, ma lui sapeva come tornare…poi lei cominciò ad accorgersi di un particolare molto importante, più che il suo veleno era il lento sibilare della sua lingua e delle sue parole ad ammagliarla e a farle male. Attraverso queste lei riusciva sempre a farsi cogliere impreparata da un suo morso.>>
<< Allora la colpa era della ragazza? Semplice, no?>>
<< La semplicità è altra cosa, non prevede molti punti di vista.>>
Sorrise. La sua mano si allunga sul tavolino del bar, passa attraverso il suo boccale di birra e il mio bicchiere di vino, sguiscia tra il portatovaglioli e il menù e con la punta dei polpastrelli mi sfiora le nocche della mano, scendendo giù fino alle falangi. L’abilità di prendermi le mani senza che me ne accorgessi era rimasta in lui.
Mi allontano dal suo tocco e mi passo quella mano tra i capelli, scostando un ricciolo che mi invadeva il volto.
<< Avrei voluto farlo io >>
<< Cosa? >>
<< Togliere quella ciocca dal tuo viso..>>
Sorseggiai il vino che invece di aiutarmi mi impastava solo la bocca. Lui la sua birra, lasciando un po’ di schiuma tra il contorno delle sue labbra disegnate.
<< Parlami delle tue novità..lavoro, studio, donne…>>
<< Ho finito gli studi da poco, forse inizierò uno stage, forse un viaggio oppure vado a lavorare da mio padre, non saprei..in quanto a donne nessuna che mi abbia colpito veramente. Lo sai, mi stufo subito. Solo una persona mi colpì tempo fa, non so se fossi ingenuo o troppo stupido da capire ciò che avevo realmente di fronte..>>
<< Per capire ci vuole umiltà, ascolto ed empatia…caratteristiche che non ti contraddistinguono…>>
<< Sono leggero, amo le cose semplici e odio le complicazioni. La vita non è un rebus, non bisogna sempre stare lì a scervellarsi per capire una cosa…o una persona…>>
<< Confondi le complicazioni con atti di amore ed affetto…>>
<< Insegnami tu questi atti di amore e di affetto..>>
Queste sue provocazioni mi ribollivano in pancia. Tempo fa la mia reazione sarebbe stata abbassare gli occhi, sorridere imbarazzata e scolarmi l’intero bicchiere di vino senza fiatare. E avrei riflettuto ore ed ore su quella frase, che in realtà, altro non è che una bolla di sapone, appena provi ad addentrartici la magia finisce e ti ritrovi senza nulla, aria vuota.
<< Stanno dando una bella canzone, finalmente! Questo posto ha migliorato i gusti musicali!>>
La bocca, così carnosa e invitante, si storce in un’espressione infastidita. Il non aver accolto la sua provocazione lo rendeva nervoso. Comincia a ticchettare su e giù con la gamba, facendo tremare il tavolino. La sua irrequietezza cresceva. Era da sempre avvezzo a quel gesto.
<< Ti vedo diversa..>>
<< Sono sempre la stessa, giusto un po’ cresciuta e consapevole..faccio sempre battute stupide, sono come sempre buffa e mi piace leggere, bere the caldo e sognare…>>
<< Allora riesco a vederti bene solo ora.. o meglio, a capirti…>>
<< Se ci sei riuscito tu e non io stessa son quasi invidiosa! Pensavo che la mia fosse una battaglia persa…>>
<< No, in battaglia si vince, non si perde..>>
<< Ma non ti stanchi di tutto questo? Insomma, essere sempre così allusivo, non dire mai ciò che pensi veramente, costruire tutte queste sovrastrutture al discorso per poi arrivare ad obiettivi che non ti interessano neanche..non ti rende stanco tutto questo?>>
<< No, questo sono io..>>
<< Questa è la tua pelle, ma anche i rettili la cambiano..>>
Rimase colpito, non sapeva che rispondere. I suoi occhi si accesero e si spensero velocemente, come se avessero avuto un piccolo corto circuito interiore.
<< Sono disposto a cambiarla per te…>>
Mi avvicinai al suo volto con la mano e la passai sulla barba incolta per poi affondarla dietro la nuca, dove c’erano i suoi riccioli scarmigliati. Sentii un brivido pervaderlo, i suoi occhi, si accesero di desiderio. La pupilla si dilatava, come una puttanella che si prepara a svolgere la sua mansione.
<< Ti ho raccontato un storia prima. La ragazza aveva un cuore puro e quando è riuscita a capire questa sua forza, senza ritenerla una condanna o una debolezza, era diventata forte e il sibilare del serpente non l’attraeva più, il suo veleno non aveva alcun effetto. Il serpente vagava senza meta, si arrotolava su stesso, si preparava alla muta stagionale per riuscire a raggiungere colei che lo aveva abbandonato per sempre, ma vedi il suo cuore non è puro..e si sa, un rettile può cambiar pelle, ma non cambia il cuore>>.
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