Pensieri di fine/inizio anno. Non mi va di parlare di propositi, proprio no. Non fanno per me. Al massimo se voglio dare una spinta pragmatica alla mia vita cerco di chiamarli progetti, poiché i propositi hanno un che di subdolo, come se si aspettassero l’ok da qualcuno, come se fossero legati un’ irrimediabile aspettativa che viene, poi, puntualmente delusa.

Fermiamoci ai pensieri. Lo dice persino Paolo Fox che il mio segno, la roccia monolitica del Capricorno, si ferma a tirare le somme, a fare bilanci, e a ricostruire con mattoni e calce il nuovo anno che verrà. E con il vecchio? O meglio con il passato?

Ne avevo già parlato effettivamente, il passato è il mio miglior nemico…ed essendo la mia ombra non posso far finta che non esista.

Come quando ti ritrovi finalmente a smantellare la tua camera da bambina, perché la odi, perché quei lettini striminziti non fanno più per te, perché non l’ hai scelta tu, ti è stata imposta. Perché hai necessariamente voglia di cambiare, ma poi ti ritrovi con il vecchio in mano e con il nuovo che ha ancora dei tratti nebulosi per sembrare familiare.

La nostalgia prende il sopravvento, diventa quasi un boccone dolce da mandare giù, peccato che poi ti lascia una certa acidità di stomaco. Ecco, proprio in questo modo ho fatto i conti con il passato, proprio così ho salutato il vecchio e dato spazio al nuovo.

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E come mi sono sentita? Strana.

Ma al tempo stesso tanto libera.

Libera di poter scegliere e cambiare.

Mi ricordo quando ero adolescente, ho sempre pensato che sarei rimasta immobile mentre la vita mi passava attorno. Ho sempre pensato che se fossi stata parte di un quadro il pittore mi avrebbe rappresentata come la casetta dispersa nello sfondo del paesaggio. Invece no, questa volta scelgo il primo piano.

Ci si accorge di essere grandi quando si ha la possibilità di scegliere, quando nella vita non ci sono solo propositi, ma anche progetti. Quando il libero arbitrio non è più un semplice “io la penso così”, ma “io mi assumo le responsabilità di pensarla così”. A tratti fa una paura pazzesca, questa responsabilità che ti piomba addosso e tu non sei altro che un facchino dalle braccia fragili che si trova a trasportare a destra e manca le infinite borse e valige di una donna snob come la vita.

Ma le braccia prima o poi diventano forti e il peso sopportabile, a tratti.

È pur sempre la libertà di scegliere ciò che ci rende vivi.

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