Se dovessi fare un elenco dei sentimenti, delle sensazioni che accomunano la nostra generazione (eddai, utilizziamo il termine millenials che ci piace tanto) direi che al primo posto c’è la paranoia.
È una paura indistinta, che non ha contorni, che si sparge e diffonde come una macchia d’inchiostro su un foglio di carta assorbente e invade tutto.
Se tutto va bene, dobbiamo utilizzare la paranoia per immaginare scenari improbabili in cui potrebbe verificarsi la terza guerra mondiale.
Se le cose non vanno bene, analizziamo la situazione a tal punto da non sapere neanche più cos’è che non va bene. È la risposta è sempre la stessa. “Perché non ho fatto abbastanza”, “Perché ho sbagliato scelta”, “Perché non sono più sicuro/a di nulla”.
IL LAVORO
Dopo aver capito che il posto fisso non esiste più, cerchiamo di barcamenarci attraverso una burocrazia che non ci aiuta, per trovare il cavillo, la soluzione a tutti i problemi.
Perché ci hanno fatto credere che possiamo fare quello che vogliamo, ma il problema è che decidere di fare quel che si vuole costa impegno e fatica e non eravamo pronti.
Perché guardavamo ad una generazione, quella precedente, dei nostri genitori o fratelli molto più grandi, dove tutto sembrava più facile. Come se il percorso fosse già battuto, asfaltato e c’erano persino gli autogrill per fare una sosta merenda.
Ora ci sono strade interrotte, con ciottoli e buche profonde.
Bisogna spesso cambiare strada, personalità, inclinazioni, perché chi non cambia non si adatta.
LA RELAZIONI
Vogliamo serenità, libertà, tempo per noi stessi, ma poi facciamo i conti con un letto vuoto.
Oppure ci sentiamo soffocare da una persona che ci gira intorno come una mosca ronzante. “Chissà cosa si aspetta?” “E se un futuro insieme non è quello che voglio?” “E se poi va a finire male come sempre?”
Insomma, più che l’inizio di una piacevole relazione, sembra una condanna al martirio messa in questo modo.
Siamo così abituati a pianificare che abbiamo perso la facoltà di vivere con quella dose di sana, meravigliosa, leggerezza.
Non sappiamo più volare piano sulle cose.
Perché ci hanno insegnato che chi va più veloce, vince.
Ma non è così.
È come se il ticchettio del tempo, delle aspettative (proprie e degli altri) alimentasse la paranoia.
Facendo crescere il malessere.
“Si vivesse solo di inizi..di emozioni da prima volta, quando tutto sembra nuovo e nulla ci appartiene ancora..” dice una canzone.
È questo che ci interessa, la “bella faccia” delle cose, perché nessuno ci ha preparato a quella “brutta e cattiva”.
E allora, invece di accettare, decidiamo di utilizzare la paranoia e desiderare quel momento nuovo ed emozionante, senza capire, che non può esserci quel momento se non si accetta anche il buio, la strada con i ciottoli e la paura di soffrire.
Quindi mettiamo un bell’annuncio sul giornale.
A.A.A. Cercasi Paranoia.
Magari con un bel selfie accanto, in cui fingiamo di essere felici.
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