Scusi, dov’è la toilette? La storia infinita delle donne con il bagno

Ogni donna ha un rapporto piuttosto singolare con il bagno.

Siamo sincere quando dobbiamo scegliere un appartamento non guardiamo alle spese extra o alle tasse condominiali, ma spulciamo per filo e per segno le mattonelle del bagno. Perché la toilette è un posto dove devi sentirti tranquilla, a tuo agio, dove puoi abbassare le difese oltre che gli slip.

Eppure, quando si tratta di rispondere ai propri bisogni fisiologici (e non stiamo parlando di semplice pipì) staccarsi dal proprio bagno diventa un’impresa. Non ritrovare il tepore del proprio locus amoenus, ma un semplice surrogato di cesso, ci fa rabbrividire.

Oltre al fatto che nascono in noi le solite domande. “Si sentiranno rumori?!” “ Chi entrerà dopo avvertirà l’odore?” “Cosa penseranno gli altri se sto più di cinque minuti chiusa in bagno?”

Cosa vuoi che pensino, che stai costruendo una piramide con i lego?

Eppure, queste domande ce le poniamo tutte, perché è in noi insito il tabù della pupù.

Ammettiamolo e sicuramente saremo più serene.

Mi è capitato spesso per lavoro di frequentare uffici in maggioranza maschili dove, se un uomo con tanto di virulenza e simpatica goliardia, esclamava “Ragazzi, mi assento 5 minuti per mandare un fax..penso che lo farò anche a colori!”, tutti ridevano in coro. Finita lì, nessuno a porsi troppe domande.

Ma pensiamo per un attimo se al posto di quell’uomo ci fosse stata una ragazza, magari stagista in cerca di se stessa, ad urlare al mondo che “sto per fare un fax! Attenti al biiiip!” non sarebbe andata così.

Probabilmente lo scenario sarebbe stato questo: facce perplesse, sorriso sbilenco e giù di battute sarcastiche. Il più femminista del gruppo avrebbe urlato all’emancipazione femminile, “anche loro hanno diritto di fare la cacca!” (Diritto? Mi sembra sia una cosa naturale e fisiologica).

Il più conservatore si sarebbe nascosto dietro alla fotocopiatrice pensando che le donne quando vanno in bagno espellono profumi alla rosa e alla magnolia direttamente dal di dietro e che era stato piuttosto crudele metterlo davanti all’evidenza del caso.

Gli studi sul caso

Il tabù del bagno in ufficio è talmente reale (per noi donne) che sono stati condotti degli studi molto interessanti a riguardo come il manuale “How to Poop at Work” di Brian Moylan, in cui viene spiegata l’ansia vissuta dalle donne di “farla” nei luoghi di lavoro. Il problema deriverebbe dal fatto che, mentre gli uomini sono stati abituati a passare dalle caverne direttamente agli uffici (passando per le camerate militari) senza soluzioni di continuità, per le donne invece il passaggio è stato diverso, più turbolento e difficile. Un po’ come se fossimo ancora delle “new entry” nello spietato mondo del lavoro. C’è chi ipotizza che la donna sia abituata a rispondere prima alle esigenze altrui, che alle proprie, rispetto agli uomini. Quindi, è preferibile non lasciare ricordi in bagno al malcapitato che arriverà dopo di noi e tornare a casa con i crampi pur di non rispondere alle normali esigenze fisiologiche.

E, ancora, il tabù della cacca è diventato un caso di stato per la stampa USA da quando la crisi ha portato al ridimensionamento degli uffici aziendali, per cui le donne in carriera sono passate da un preziosissimo bagno privato ad un raccapricciante bagno in comune. E guai macchiare la propria carriera con tale oltraggio! Mai uscire dal gabinetto con un foglio di carta igienica attaccato alle Loubutin!

Questi scenari sono piuttosto paradossali se pensiamo che le donne oltre a parlare di uomini, paturnie varie, mestruazioni e smalti, parlano spesso e volentieri di cacca fra loro.

E non fingete che non sia vero!

Ma ancora non siamo arrivati al culmine del tabù del bagno.

Immaginiamo un altro scenario: la tua nuova frequentazione.

Immaginiamo un altro scenario: la tua nuova frequentazione. Sta procedendo tutto meravigliosamente, avete superato lo step delle prime uscite, lui ha dormito da te, ha scoperto che tolto il correttore miracoloso hai delle occhiaie che arrivano a terra e ha accettato i tuoi pigiami invernali orribili. Cosa può turbare la tua tranquillità?

Nulla, se non il primo weekend fuori. Magari nella sua casa in campagna o in una città italiana o ancor peggio all’estero.

Peggio perché si sa che all’estero si mangia talmente male che l’idea di non poter espellere cotanta schifezza diventa una condanna al martirio.

Ebbene, il weekend è bellissimo e passate il tempo a passeggiare, conoscere, esplorare (fuori e dentro le lenzuola), mangiare e bere come se non ci fosse un domani. Ma arriverà quel momento in cui, dopo la notte passata insieme, dopo tre giorni di stitichezza che Alessia Marcuzzi e Geppi Gucciari ti fanno un baffo e pensi davvero di comprare lo yogurt Activia, il tuo intestino si sveglierà e reclamerà quello che gli è stato tolto.

Ecco, cara ragazza, se ti riconosci in questo momento, sappi che non sei la sola

Non preoccuparti, osserviamo un minuto di silenzio per te.

E se hai bisogno di maggiori rassicurazioni c’è addirittura una pagina esilarante su WikiHow che ti mostra in semplici passaggi “come farla a casa del tuo nuovo ragazzo.

Tra i consigli vi sono:

  • non aprire l’acqua calda per coprire i rumori, poiché il vapore aumenta la percezione degli odori
  • spruzza del profumo sia prima che dopo
  • vai al bagno dopo di lui, così non ci tornerà presto

E ultimo fra tutti, il consiglio della vita. Se un uomo ti prende in giro perché sei andata in bagno, non è pronto ad una storia seria!

E qui un “Amen” tutte in coro.

Ora, dopo aver raccontato questi “probabili” scenari, dopo tutti questi studi e nozioni apprese sul web, ho deciso di esporre il problema a mia nonna: Perché le donne hanno un rapporto così difficile con il bagno? Perché non possono mandare i loro fax in santa pace?

E lei giustamente, mi ha guardato sorridendo e ha esclamato “in bagno siamo tutti uguali, persino il papa e il re”.

Per cui care donne, la gente è impegnata a pensare alla sua merda e non deve per forza curarsi della tua! Via le paure e le inibizioni, al bagno, seduti su una tazza e con gli slip abbassati siamo davvero tutti uguali.